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Come allenare la memoria
Un certo calo della memoria (soprattutto di quella a breve termine) è una normale conseguenza dell’invecchiamento e coincide con l’indebolimento dei sensi e la diminuzione delle forze vitali. In compenso, però, con l’età può migliorare la capacità di riportare alla mente i tempi passati (memoria a lungo termine).
In ogni caso la facoltà della memoria dipende dalla condizione fisica e psichica. Infatti la possibilità di ricordare risulta essere molto ridotta da fattori quali stanchezza, preoccupazioni e ansia. Per tenere allenata la memoria possono essere praticati piccoli esercizi quotidiani come la retrospezione serale. Si tratta di un resoconto mentale nel quale si fanno scorrere gli eventi dell’intera giornata, non in modo valutativo, ma dal punto di vista di un osservatore oggettivo.
Ciò permette di uscire dal flusso del tempo ed immergersi nell’atemporalità, nello “spazio interiore”, nel profondo dell’io. Si acquista, così, nel corso del tempo, una memoria immaginativa sempre più sviluppata che vivifica il pensare.
Giocare per ricordare
Alcuni giochi possono risultare molto utili ad esercitare la memoria. Ad esempio si può provare a ricordare le lettere dell’alfabeto dalla Z alla A. Oppure ci si può cimentare con i giochi di società che si basano proprio sulla capacità di memorizzazione, come Memory e Scrabble.
Esistono, poi, esercizi che facilitano il coordinamento dei due emisferi del cervello: si cerca di scrivere con la mano sinistra (con la destra se si è mancini); si prova a scrivere allo specchio, ci si esercita a scrivere usando la calligrafia di una volta.
Un metodo fra i più efficaci per fissare informazioni nella memoria è l’associazione di idee: se si deve ricordare qualcosa bisogna collegarvi un’immagine, una frase, un oggetto (ad esempio per ricordare il numero civico 8 lo si può associare ad un pupazzo di neve che ne ha le stesse forme).
Se bisogna memorizzare un discorso molto lungo risulta decisamente utile tracciare delle tappe concettuali e delle parole-chiave: ogni tappa sarà collegata a quella successiva, aiutando così ad arrivare gradualmente alla conclusione.
Come aiutare la memoria nella vita quotidiana?
Con questo articolo tentiamo anche di sfatare un mito che, ne sono certa, potrà lasciare attoniti molti lettori. Tra le credenze popolari ve ne sono alcune molto radicate.
In questo caso pensiamo alla classica correlazione tra fosforo e memoria. In occasione di periodi stressanti, difficoltà nello studio, necessità di concentrazione, spesso si riceve il consiglio d’aumentare l’apporto di fosforo per migliorare la memoria e quindi lavorare più agevolmente.
Vita corretta per aiutare la memoria
Alcuni in tal caso assumono integratori alimentari specifici, oppure si forzano a mangiare più pesce possibile, coltivando la mentalità che proprio tale alimento contenga maggiormente la sostanza desiderata. Ebbene, molti studiosi, ricerche alla mano, sostengono che non vi sia correlazione tra l’apporto di fosforo e le quasi “miracolose” capacità di miglioramento della memoria.
Inoltre, se ciò non bastasse a sgretolare a sufficienza la fiducia riposta nel “credo della nonna”, il pesce non è neanche l’alimento che contiene più fosforo. Infatti, in beffa a quanto si da molto spesso per scontato, ingenti quantità di fosforo sono contenute in carne, uova, piselli e pistacchi.
Detto questo, non bisogna certo farsi abbattere dallo scenario che non vi siano speranza per aiutarci in momenti di difficoltà con la memoria. Sebbene non vi siano sostanze facilmente assumibili per un risultato immediato, piccoli accorgimenti possono aiutare la memorizzazione.
Lo stress
Non va sottovalutata l’influenza che condizioni di stress possono avere sulla rendita della nostra mente. Particolari condizioni d’ansia, legate alla prestazione o a fattori ad essa esterni (problemi famigliari, con gli amici, di salute, etc.), possono compromettere la capacità di convogliare le forze sull’oggetto da studiare.
Inoltre è fondamentale provare interesse, curiosità e divertimento, nella fase dell’apprendimento. Spesso capita, a scuola, all’università, a lavoro, di doversi approcciare necessariamente a qualcosa che però si ritiene fortemente noioso. Riuscire a memorizzare qualcosa che non susciti interesse, risulta molto più difficile e può condurre anche ad un senso d’abbattimento.
Il modo migliore per rendere efficiente al massimo la memoria, è cercare di tenere la mente sveglia quotidianamente. Gli sforzi massivi, concentrati in un breve periodo non danno le prestazioni desiderate. In caso di studi impegnativi è preferibile dividere il materiale in piccole dosi assimilabili con calma.
Spezzare la routine, uscire di casa, passeggiare e prendere una boccata d’aria, è un aiuto concreto che possiamo dare all’organismo. L’ossigenazione del cervello va garantita, non bisogna ostinarsi per troppe ore a studiare, magari chiusi tra le mura di casa. Una serata di distrazione rigenera l’umore l’organismo, generando forze nuove per approcciarsi al lavoro.
Quanto affermato nella prima parte di questo articolo (ossia l’importanza del fattore emotivo, l’interesse per l’oggetto da memorizzare, l’ossigenazione) , non può certo essere separata dal fattore sonno.
Sonno e memoria
Una notte insonne, può compromettere le prestazioni dell’intera giornata, manifestandosi con forte emicrania o ancor più subdolo senso di stordimento.
Se la mancanza di riposo si protrae nel tempo, il corpo reagisce negativamente, può indebolirsi e rendere poco rispetto alle sue potenzialità.
La soglia delle otto ore per notte andrebbe rispettata, tanto più con una certa ciclicità dello scorrere delle giornate. Per aiutare il sonno e la regolarità dell’organismo, è preferibile –quanto più possibile- andare a letto e svegliarsi ad orari simili.
Fumo, alcol e farmaci
L’effetto deleterio di fumo ed alcool compromette l’organismo in ogni sua parte, danneggiando anche la capacità della memoria. Quelle sostanze compromettono i tessuti dell’organismo, in modo particolare quelli celebrali. Terminare l’assunzione di quelle sostanze può aiutare la mente a lavorare più lucidamente.
Talvolta l’apporto di particolari medicinali, può indurre sonnolenza. È il caso degli antistaminici, che molti soggetti allergici sono abituati a prendere anche per mesi. Lo stordimento ed il sonno certo rendono arduo l’uso della memoria e quindi il soggetto avverte affaticamento e può sviluppare l’idea d’avere difficoltà serie.
Ginseng
Da più parti è consigliato l’apporto di Ginseng per migliorare la capacità di relax, magari per reagire a momenti di stress. Seppure si tratti d’una sostanza naturale, la sua assunzione va comunque regolata dal controllo medico.
I principi attivi che compongono la pianta di Ginseng hanno conseguenze positive sulla produzione ormonale, su alcuni neurotrasmettitori, metabolismo, stimolazione del sistema immunitario. Effetto da non dimenticare è quello legato a condizioni di depressione e stress.
Il ginseng è però sconsigliato in caso d’ipertensione arteriosa. Benché le attestate capacità del ginseng siano molte, non è stato ancora possibile stabilire con certezza in che modo e con che efficacia possa agire sulle funzioni dell’intelletto umano.
I trattamenti con Ginseng non controllati, magari in foglie, sono altamente sconsigliabili. Gli effetti collaterali potrebbero essere anche seri (insonnia, diarrea, ipertonia muscolare, forte nervosismo, problemi digestivi). Per questo motivo le sostanze utili vanno assunte in forma secca ed in dosi controllate e con somministrate sotto consiglio medico.