Che cos’è la dieta Scarsdale?

La dieta Scarsdale rappresenta un regime alimentare iperproteico e ipolipidico, molto popolare.

Dura un paio di settimane e promette una discreta e repentina perdita di peso.

Come ogni dieta drastica ha ovviamente pro ma anche contro.

I fondamenti della dieta Scarsdale

L’invenzione della dieta Scarsdale è dovuta al cardiologo Herman Tarnhower, che nel 1979 pubblicò, con Samm Sinclair Baker, il best seller The Complete Scarsdale Medical Diet.

La pubblicazione seguì anni di studi sulla materia.

Il regime si basa su un basso consumo di carboidrati, associato a un alto consumo di proteine.

Nello specifico, il totale di 1200 calorie assunte dovrebbe essere così ripartito: 43% di proteine, 34,5% di carboidrati e 22,5% di grassi.

Se seguito correttamente, il programma Scarsdale dovrebbe causare una perdita di peso dai 3 ai 7 chili, grazie al ridotto apporto calorico e all’aumento della frazione di proteine.

Al termine delle due settimane di programma, è prevista una successiva fase che aiuta a non recuperare i chilogrammi persi durante il trattamento.

Molte proteine, pochi carboidrati

La combinazione “molte proteine, pochi carboidrati” è stata ripresa anche da altre diete dimagranti, come la Atkins, benché quest’ultima sia molto meno bilanciata perché esclude frutta e carboidrati complessi.

La dieta Scarsdale, invece, include sia frutta fresca che carboidrati complessi, soprattutto integrali.

Nella pratica, questa dieta prevede un rigido programma alimentare di 14 giorni, durante i quali si può mangiare in base a 5 menù diversi.

Dopo questa prima e drastica fase, c’è un periodo di stabilizzazione, in cui c’è maggior varietà di alimenti, sempre stabiliti dal metodo Scarsdale.

Anche questa fase dura 2 settimane e le due fasi possono essere ripetute ciclicamente, fino al raggiungimento del peso desiderato.

Interessante notare che è stato preparato un programma specifico anche per i vegetariani, basato sul consumo di soia come fonte di proteine, e uno a budget ridotto per contenere la spesa economica.

L’obiettivo principale della Scarsdale, comunque, non è la perdita di peso in sé, ma il mantenimento del peso forma, grazie all’opera di sensibilizzazione in materia alimentare.

La dieta mira a insegnare cosa sia una corretta e sana alimentazione.

I menu della Scarsdale

Nella dieta Scarsdale ogni menù è settimanale e specifica cosa si deve mangiare, ma non quanto; sta al paziente nutrirsi fino a placare il senso di fame.

I menù si distinguono in base alla cena e al pranzo, mentre la colazione deve essere uguale tutti i giorni e prevede una fetta di pane proteico e un frutto.

Uno dei menù prestabiliti prevede, ad esempio, che il primo giorno si mangi insalata con pomodori e roast beef a pranzo, e pesce, insalata, del pane proteico e un frutto a cena.

Il settimo giorno, che sarà probabilmente la domenica, il menù offre pollo, verdura e frutta per pranzo, mentre per cena bistecca grigliata, insalata e cavoletti di Bruxelles.

dieta Scarsdale

Alimenti permessi

Questo è un solo breve esempio, ma nella dieta Scarsdale sono previsti una serie di altri alimenti prestabiliti.

Tra le carni sono ammessi vitello, manzo, agnello e maiale, nonché prosciutti senza grasso, bresaola, pollo e tacchino.

Sono ammessi tutti i tipi di pesce, tranne quello in scatola condito con salse; poi, sarebbero da evitare quelli più grassi come salmone e sgombro.

Promossi anche tutti i crostacei, i molluschi e i frutti di mare.

Le uova si possono mangiare, ma in quantità non superiore alle 3 alla settimana; inoltre, devono essere cotte senza l’aggiunta di grassi.

Sono approvati i formaggi freschi e quelli semi-stagionati, soprattutto se magri.

Da consumare in abbondanza tutte le verdure; largo spazio anche alla frutta tranne quella molto zuccherina, come le banane e i datteri.

Approvati anche i succhi di frutta e verdura, senza l’aggiunta di zuccheri. Si può mangiare anche la frutta secca, ma con parsimonia.

Moderazione è richiesta anche per i condimenti come olio, limone o aceto; mentre è ammesso l’uso di erbe, aromi e spezie a volontà.

Benché i menù riguardino solo i pasti principali, è possibile anche fare degli spuntini con carote e sedano crudi.

Non ci sono, invece, limitazioni sulle bevande, purché non siano zuccherate.

Fase due

Questo regime drastico non deve superare i 14 giorni, per evitare danni all’organismo.

Quindi, dopo questa prima fase, ne segue una seconda di stabilizzazione, che aiuta a non recuperare repentinamente il peso perso.

In questo momento vengono reintrodotti nell’alimentazione alcuni cibi, come pane, pasta e riso integrali, latte scremato, alcool e marmellate.

Questi alimenti sono però da consumare con moderazione. Altri cibi restano ancora vietati, come le farine e gli zuccheri raffinati, i legumi, i super alcolici e le bevande zuccherine.

Comunque, nonostante queste restrizioni, questa fase non prevede menù fissi come la precedente.

Stabilizzazione

La fase di stabilizzazione intende insegnare uno stile alimentare sano e costante, basato su alcuni principi:

  • non utilizzare zuccheri
  • evitare il consumo di panna, latte intero e derivati, gelati e dolci
  • consumare solo sporadicamente, e in quantità minime, torte, cioccolata e caramelle
  • non mangiare carni grasse e insaccati
  • non utilizzare salse, margarine o burro di arachidi
  • limitare l’uso di condimenti a un filo di olio extravergine di oliva
  • non consumare frutta contenente elevate quantità di lipidi, come l’avocado, e quella troppo zuccherina,
  • moderare il consumo di frutta secca.

In questa fase si impara pure a distinguere tra carboidrati buoni e cattivi, o almeno considerati tali dal metodo Scarsdale.

Quelli buoni sarebbero i carboidrati con basso indice glicemico, che garantiscono bassi ma costanti livelli di zucchero nel sangue.

I cattivi sono quelli con alto indice glicemico, che causano picchi energetici con brutali cali di energia.

Questi sono gli alimenti prodotti con farine raffinate, oppure i corn flakes e le patate.

I prodotti integrali fanno, invece, parte dei buoni e sono consigliati dalla dieta Scarsdale.

Opinione dei medici

Come altri regimi iperproteici, la Scarsdale ha sollevato dubbi tra i medici, perché costringe l’organismo a ricavare energia dalle proteine e non dai carboidrati.

Questo meccanismo genera numerose scorie metaboliche azotate, che sovraccaricano i reni e il fegato.

Si manifesta una sorta di intossicazione dell’organismo, che può sfociare in uricemia, acidosi, fino ad arrivare a calcoli renali e decalcificazione ossea.

Gli ideatori della Scarsdale sono ben consapevoli di questi effetti dannosi, ma ribadiscono il fatto che questa dieta è da condurre per brevi periodi di tempo, le due settimane indicate nel programma, perciò gli eventuali disturbi sono temporanei e reversibili.

I maggiori problemi insorgono in coloro che praticano questo regime costantemente, per mesi o addirittura anni.

Comunque, non è nell’intenzione dei promotori della Scarsdale suggerire una pratica così prolungata.

Come sempre in questi casi, sarebbe opportuno rivolgersi a un medico prima di intraprendere la dieta Scarsdale.

Inoltre, è sconsigliabile alle persone che soffrono di insufficienza renale o epatica, malattie dell’apparato cardiocircolatorio o altri gravi disturbi.

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