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Gli effetti delle radiazioni nucleari sull’uomo
Cominciamo col dire che le radiazioni hanno una propria unità di misura: il sievert. Si tratta d’una quantità considerevole, per cui ad esso generalmente si preferisce un suo sottomultiplo ossia il millisievert (1 Sievert corrisponde a 1000 Millisievert).
Esiste una quantità di radioattività tollerabile dall’organismo umano senza conseguenze per la salute. In tal senso basti pensare che ogni individuo assorbe circa 2,4 millisievert all’anno per radioattività naturale. Inoltre, diversi esami diagnostici o terapeutici prevedono necessariamente l’esposizione a radiazioni. Una radiografia ordinaria prevede la trasmissione di circa 1 millisievert.
Molte più radiazioni sono necessarie per una tac, circa 3 o 4 millisievert, ma certamente le maggiori emissioni di subiscono per una Pet o una scintigrafia (con una dose di radiazioni necessarie che varia tra 10 e 20 millisievert). È proprio per evitare un esposizione prolungata a queste radiazioni che esami di questo tipo vengono effettuati di rado, all’assenza di medici o parenti per compagnia.
Esistono inoltre tecniche per la ‘distruzione’ dei tumori, le radioterapie appunto, che richiedono almeno 40 millisievert. Si tratta di radiazioni rese inevitabili dalla condizione patologica, occorre considerare che la soglia di 6 millisievert è quella massima tollerabile senza conseguenze da un corpo sano.
Se nei casi fin ora esposti si tratta di esposizioni ‘sopportabili’ e necessarie a fini medici, ben diverso è il caso delle esposizioni nucleari incidentali ed incontrollate. Quanto sta avvenendo in Giappone, così come tragicamente si ricorda Chernobyl, potrà avere conseguenze a lungo termine. Potrà anche cessare il clamore delle televisioni e scemare l’attenzione dei mass-media, ma la popolazione di quei luoghi si troverà a dover affrontare le conseguenze delle radiazioni per moltissimi anni. Secondo quanto fin ora stimato, nei pressi della centrale di Fukushima si è raggiunta la soglia di 400 millisievert d’esposizione in un ora.
Prendendo come punto di riferimento le tabelle elaborate dall’organizzazione mondiale della Sanità (O.M.S.), qualora si subisca l’esposizione a 1 sievert in un ora (dunque, si badi bene, 1000 millisievert) si potrebbero subire alterazioni momentanee dell’emoglobina. Salendo di quota con le radiazioni, quindi tra 2 e 5 sievert le alterazioni si fanno progressivamente più gravi. A tali livelli si subiscono nausee, perdite di capelli ed emorragie sottocutanee. La morte giunge nel 50% dei casi d’assorbimento di 4 sievert e si può immaginare con quali atroci dolori. 6 sievert conducono alla morte immediata, senza possibilità di scampo.
Ancor più preoccupazione possono dare le conseguenze a lungo termine. A Chernobyl anche dopo venti anni dal disastro, si riscontrano ancora tumori, linfomi e leucemie. I tumori sono soprattutto tiroidei, ma ancor più soggetti alle radiazioni pare siano organi composti da cellule che si riproducono velocemente. È questo il caso della pelle, delle ghiandole sessuali e del midollo osseo. Al contrario hanno manifestato maggiore resistenza alle radiazioni quelle parti del corpo che si riproducono con minor celerità, come fegato, sistema nervoso e muscoli. Il picco di mortalità si rileva a circa 45 giorni dal momento del contatto con le radiazioni.
Radiazioni nucleari sull’uomo: come proteggersi
In caso di riconosciuto rischio di radiazioni occorre chiudersi in casa, evitando il più possibile che entri aria dall’ambiente esterno.
Quando il rischio nucleare è conclamato si evacua la zona limitrofa all’epicentro di contaminazione, fino ad un arco di ameno cinque chilometri.
Non va sottovalutata l’igiene personale, pare infatti che anche lavarsi le mani può aiutare a ridurre il contagio. In caso d’avvelenamento da radiazioni si rivela necessaria l’assunzione di iodio che colpisce le cellule oramai compromesse, impedendo che il contagio possa diffondersi al resto dell’organismo.
In questa sede eviterò di riportare immagini, certo toccanti e drammatiche, di bambini deformi nati in zone contagiate dalle radiazioni. Sono fotografie che potrebbero toccare troppo intensamente la sensibilità del lettore e lascio dunque eventualmente alla volontà d’ognuno d’approfondire qualora lo si ritenga opportuno tale ricerca. Premesso ciò, non si può negare il collegamento tra tali malformazioni e le radiazioni nucleari conseguenti ad incidenti di vario tipo.
Parlando di nucleare è bene tenere a mente anche tutte le eventuali conseguenze fin ora riportante, tenendo anche presente il problema attualmente irrisolto dello smaltimento delle scorie, veleno puro per il nostro pianeta ed i suoi abitanti.
Nonsono per principio contro il nucleare, in quanto è in effetti una fonte energetica che potrebbe sostituire integralmente quella dei combustibili fossili. A mio avviso il problema è che non siamo ancora pronti per il nucleare nel senso che ad oggi NON ESISTE la tecnologia relativa ai meccanismi di controllo totale ed ai sistemi di sicurezza. In pratica si è troppo avanti con la conoscenza della gestione della fonte energetica (nucleare) ma ancora lontani per quel che riguarda il suo pieno controllo. Come si direbbe a Napoli è “‘a pazziella in mano ‘a criatura” (un giocattolo in mano nad un bambino).
E allora si potrebbe proporre al nostro primo ministro di costruire una centrale nucleare ad Arcore, tanto che problema c’è?