Come si combatte la depressione post partum?

La depressione post partum

In quei giorni in cui si dovrebbe festeggiare la venuta al mondo del figlio tanto atteso, le donne tendono a vergognarsi della loro tristezza e si convincono che ci possa essere qualcosa di profondamente sbagliato in loro stesse. Della depressione post partum non parlano, né col compagno né con altre donne. È un malessere che maturano di nascosto.

Ebbene, pensare che il 70% delle donne senta questa malinconia dovrebbe far comprendere ad ogni neo-mamma che non è sola e non è “strana”. Ma cosa causa questo malumore? Quando si può parlare di vera depressione?

Gli studiosi s’interrogano a tutt’oggi su quali possano essere le cause scatenanti di questi malesseri psicologici caratteristici dei primi giorni dopo il parto. Un’interessante ipotesi è stata avanzata dall’Università della California la quale ha riconosciuto come colpevole un ormone legato alla percezione dello stress -il CRH- che subisce un drastico calo dopo il parto. Se studi successivi appureranno questa tesi, possiamo immaginare un immediato futuro con test di prevenzione per combattere i disturbi umorali legati al parto che possano sventare eventuali e drammatici infanticidi o suicidi.

Ma gli stati di malessere post parto non hanno tutti la stessa intensità, si deve differenziare tra “baby blues”, depressione post-partum e psicosi post-partum.

Baby Blues

Il 70% cui prima facevamo riferimento patisce la versione più lieve dei malesseri post parto, ossia il cosiddetto Baby Blues che consiste in uno stato di malinconia, ansietà ed irrequietezza. Questa condizione umorale, quest’inquietudine, può causare pianti improvvisi ed irritabilità. È facile che colga la donna per i primi 5/15 giorni dopo la venuta al mondo del nascituro.

Se la malinconia è aggravata da disturbi del sonno (insonnia o sonnolenza eccessiva), paure, pianti frequenti senza motivazioni apparenti, rifiuto del bambino, inappetenza, umore instabile, disperazione, affaticamento e confusione, diventa necessaria una maggiore allerta. I disturbi appena citati potrebbero riferirsi alla depressione post partum vera e propria.

Si parla, invece, di psicosi post partum quando -oltre ai disagi precedentemente citati- s’aggiunge un disagio sociale, allucinazioni, aggressività, tentativi di suicidio/infanticidio.

Come combattere  la depressione post partum

Per le neo-mamme è molto frequente il Baby Blues (noto anche come Blues post-parto), per lenire ogni senso di malessere è fondamentale il supporto emotivo della donna. Ciò deve avvenire da parte del compagno, della madre, della sorella e di chiunque le sia vicina. Sono momenti delicati, in cui la donna- oltre a lottare con problemi e dolori fisici- deve riscoprire sé stessa, il suo ruolo, il suo corpo. Non è facile accettare i segni della maternità, né trovare le forze per affrontare tutte le nuove responsabilità.

Vergognarsi non è giusto, innanzitutto perché è naturale e potremmo anche dire “chimico”, ma anche perché comune a molte ed involontario. Non è cattiveria quella che spinge una donna ad allontanare il proprio figlio appena nato, per quanto ciò possa sembrare crudele visto dall’esterno. È importante aiutare la donna ad accettare la propria nuova condizione, aiutandola finché non ritrovi la forza e la tranquillità necessaria per affrontare la nuova vita.

Meno facile è combattere il vero stato di depressione. Quando il malessere perdura oltre i 15 giorni dopo la nascita, occorre cominciare ad allertarsi. Il 10% delle donne soffre i sintomi del Baby Blues in versione più intensa, soffocante. Questa percentuale aumenta fino al 30% se la donna aveva subito già in precedenza condizioni psicologiche difficili, anche a seguito d’un primo parto.

Ricorrere al supporto medico

Quel che rende ancor più delicata la faccenda è la necessità d’assumere, chiaramente se il medico lo ritiene necessario, psicofarmaci antidepressivi.

La somministrazione di questi medicinali può chiedere la cessazione dell’allattamento, così importante per lo sviluppo del bambino. A tali farmaci devono essere affiancati incontri con uno specialista che possa seguire i miglioramenti con la psicoterapia. Mantenersi in contatto con il medico non è un’esagerazione, sopratutto se si nutrono sospetti sulle condizioni psicologiche della donna. Spie dall’allarme possono essere casi analoghi in famiglia o un carattere fragile e tendente allo scoraggiamento.

Comportamento consono sarebbe non pressare troppo con visite nei primi giorni del rientro a casa della donna. L’importante è che la neo-mamma non si senta sola e sappia di poter contare sull’assistenza delle persone a lei più vicine (marito, sorella, madre, etc.). E’ preferibile che la donna dorma nelle stesse ore del neonato, così da condividerne i ritmi e riuscire a restare riposata quanto possibile. L’aiuto nei lavori domestici è utilissimo, sempre che la neo-mamma non lo viva come una fastidiosa interferenza.

Il caso della psicosi post-parto deve essere riconosciuto e curato tempestivamente per il bene della madre, del bambino e del nucleo familiare tutto.

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