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Cos’è il Job Hopping
Cambiare frequentemente lavoro non è necessariamente deleterio per la persona e per la sua formazione professionale. Sembra che molti studi dimostrino come la pratica del Job Hopping abbia risultati positivi sui lavoratori. Ogni individuo cambi lavoro più di 8 volte tra i 20 e i 30 anni, e questo dato non è assolutamente negativo anzi può essere considerato positivo per diversi motivi.
La psicologia sostiene che non si sa mai bene cosa ci piace fin quando non lo proviamo, un detto che si usa anche in cucina e che esprime l’esigenza per ogni persona di tentare varie vie per capire qual è la migliore. Possiamo quindi dire che avere tanti lavori nella prima parte della propria vita lavorativa non è uno svantaggio, ma è un buon modo per comprendere cosa si vuole davvero fare da grandi. Il Job hopping cioè la pratica di saltare da un lavoro ad un altro, non è quindi qualcosa di negativo per la propria crescita professionale, al contrario rappresenta un buon modo anche per mantenere alta la passione verso il proprio lavoro. I cambiamenti aiutano ad imparare ad essere pronti a nuove sfide e nuovi scenari.
Sembra che le persone che cambiano di frequente lavoro, garantiscano ottime performance, che rendono più facile ottenere una vera e propria posizione lavorativa rispetto anche a coloro che lavorano da anni nello stesso ambiente. Le aziende non sono restie a questo tipo di lavoratori, visto che la prospettiva di una persona che punta al posto fisso non affascina molto le società che cercano personale efficace e competente ma anche predisposto al cambiamento. Le aziende hanno bisogno di lavoratori capaci e se il cambiamento di lavori viene giustificato in modo giusto può essere interpretato come qualcosa di positivo.
Sfruttarlo a proprio vantaggio
La pratica del Job Hopping crea uno scenario piuttosto confuso. Da una parte si hanno le aziende che da un lato come accennato sopra apprezzano un lavoratore capace che non guarda al posto fisso ma ai traguardi da raggiungere, ma dall’altro le stesse aziende possono male interpretare questi cambiamenti e vederli come una mancanza di interesse da parte del lavoratore di contribuire al miglioramento della società.
Molto spesso quindi anche se il vostro curriculum presenterà un lungo elenco di lavori, la cosa essenziale da fare è quella di cercare di spiegare per ognuno di questi lavori la vostra intenzione di offrire un grande contributo all’azienda. Questo impegno non dipende quindi dalla durata del posto di lavoro, ma dalla mansione e dagli obiettivi raggiunti. Un curriculum non deve essere visto come un elenco di mansioni, ma come la storia della vostra carriera lavorativa, che se varia può essere utilizzata come un punto di forza.
E’ essenziale che spiegate le motivazioni che vi hanno portato a cambiare lavoro, a come i vostri obiettivi siano stati raggiunti e una volta fatto questo siete andati via. Il vostro ipotetico datore di lavoro vuole spiegazioni valide e non motivazioni che evidenzino pessime situazioni. Dovrete quindi trovare il giusto equilibrio tra i tanti lavori che avete fatto e dargli il giusto valore, per mostrare quanto più possibile le vostre capacità e ottenere il lavoro che desiderate.